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Come vanno le cose a Fukushima? E con l’Escherichia Coli?

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Come vanno le cose a Fukushima? E con l’Escherichia Coli? Empty Come vanno le cose a Fukushima? E con l’Escherichia Coli?




Allarme rientrato. Almeno così sembrerebbe, a dar retta a tutti i quotidiani. Fukushima? Tutto a posto. E. coli? Nessun problema. Per giorni questi due argomenti hanno avuto l'onore delle prime pagine, con articoli, commenti e opinioni. Poi, più nulla, il vuoto. Sono spariti dai notiziari.

Perché? Davvero non c'è più notizia degna di essere seguita sulle conseguenze del sisma giapponese di magnitudo 9.0 e dal successivo tsunami dell'11 marzo scorso, che hanno provocato più di 22.000 tra morti e dispersi? Dalle parti di Fukushima non la pensano di certo così. Il 26 giugno, per esempio, si è svolta una manifestazione di piazza, a Fukushima. A protestare erano uomini e donne uniti dal loro ruolo più naturale: quello di genitori. Vogliono più protezione per i figli, dati i livelli troppo alti di radiazioni cui sono esposti, a tre mesi dall'incidente alla centrale nucleare di Dai-ichi. Il raggio di venti chilometri intorno alla centrale è off limits e le persone evacuate sono 80.000.

Non è la prima volta che i cittadini di Fukushima protestano. Una prima manifestazione di piazza, infatti, aveva convinto il governo giapponese a diminuire la soglia di radiazioni consentita per i bambini a scuola, e a finanziare la rimozione del terreno radioattivo dai giardini delle scuole. Però, le cose non stanno andando nella direzione voluta, tanto che alcuni genitori contestano i lavori. Dicono che non sia ancora iniziata la decontaminazione delle scuole e che lo strato più superficiale del terreno non sia stato rimosso. Attorno alla vicenda sono nate comunità di volontari impegnate a salvaguardare il futuro dei bambini.

Ma, evidentemente, tutto ciò non fa più notizia, almeno da noi. E non fanno notizia neanche i risultati pessimi dalle prime analisi delle urine dei residenti nella zona. Il governo giapponese e gli ospedali hanno riscontrato livelli di radiazioni fino a 3 millisievert nell'urina di chi risiede nell'area compresa fino a 40 chilometri di distanza dal reattore, derivanti dal cesio e dagli isotopi di iodio. Per capirne l'entità, basti pensare che 3 millisievert corrispondono alla quantità di radiazioni assorbita dal nostro corpo in un anno intero. Una mammografia o una radiografia non superano un millisievert. Il sospetto è che si cerchi, in qualche modo, di normalizzare la sciagura per proseguire in una serie di affari, come dimostrano le decisioni del governo giapponese che spinge per riattivare i reattori fermati per manutenzione. Il ministro dell'Industria, Banri Kaieda, visitando la città di Genkai, che ha una centrale di 36 anni fa, con quattro reattori di cui due fermi, ha ottenuto il via libera per la riapertura dei due reattori chiusi.

Escherichia Coli
Quanto al batterio killer, così definito dai giornali di tutta Europa per giorni, l'E. Coli, che fine ha fatto? L'epidemia infettiva da Escherichia coli, responsabile dell'infezione intestinale di 3.700 persone e causa della morte per 42 cittadini in Germania, sembrerebbe in via di superamento. Però…

Però c'è il problema dell'acqua. Il batterio potrebbe essere presente nella rete idrica, secondo le autorità tedesche. Il dubbio non riguarderebbe i grandi acquedotti, ispezionati anche più volte al giorno, ma gli impianti di piccole dimensioni, dove i controlli avvengono una volta all'anno, e i pozzi privati e le fontane dove il controllo è assente. La Commissione responsabile dell'acqua potabile ha chiesto controlli più severi sull'acqua da irrigazione e per il trattamento di ortaggi e germogli, oltre che su quella potabile degli acquedotti minori. Di fatto, però, non si va oltre il sospetto. Certo è che qualche voce autorevole lancia l'allarme-acqua, come il presidente della Commissione acqua potabile, Martin Exner, che ha detto: "Il pericolo di una contaminazione microbiologica dell'acqua potabile è stato finora assolutamente sottovalutato".

A dargli manforte c'è Helge Karch, direttore dell'Istituto di igiene del policlinico universitario di Muenster, convinto che il batterio sia capace di annidarsi nell'ambiente "arrivando di nuovo una volta o l'altra alla gente". Per capire il perché del maggior rigore sull'acqua voluto dalla Commissione, c'è voluto però uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità, dal quale risulta che nel 5% dei campioni d'acqua di piccoli acquedotti e nella metà dei pozzi privati del Baden-Wuerttemberg sono stati rinvenuti batteri di origine intestinale.

E l'E. Coli, intanto, allarga i propri orizzonti. Sette i ricoverati a Bordeaux, in Francia a causa dell'assunzione di zuppe liofilizzate di germogli. E da dove sarebbero arrivati i germogli? Secondo Nacho Parra, direttore del negozio Jardiland di Villenave d'Ornon, dove erano stati acquistati, i germogli erano stati venduti al negozio dalla ditta britannica Thompson & Morgan. La quale ha comperato i germogli in Italia. Il direttore ha tuttavia espresso i suoi dubbi sul fatto che la contaminazione provenga dai germogli: "Il modo in cui vengono coltivati — ha spiegato — può cambiare tutto; dipende anche dall'acqua che viene utilizzata per innaffiarli, forse l'acqua aveva un problema".

E si torna all'acqua, dunque. In Europa finora sono 47 i morti per il batterio Escherichia coli. In Italia, intanto, non fa notizia neanche l'attacco di Silvio Garattini, direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri alla coltivazione bio: "Forse non è un caso che il prodotto fosse 'biologico'". Garattini si dice stanco per la contrapposizione tra "prodotti biologici (buoni) e prodotti chimici (cattivi)" che, a suo giudizio, "non è basata su seri confronti ed evidenze scientifiche".


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florin88
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