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"Suo figlio è morto", non era vero
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061209
"Suo figlio è morto", non era vero
Aveva scritto una lettera al figlio, un soldato americano inviato in Iraq, e la missiva le era stata rispedita indietro con la dicitura "destinatario deceduto". Il figlio della donna, Joan Najbar, in realtà era vivo. Ma a comunicarglielo era stata poi la Croce Rossa: nessuna richiesta di scuse era più arrivata dalle Poste. Così oggi la Najbar ha deciso di fare causa proprio alle Poste per lo shock emotivo procuratole dalla falsa notizia.
Joan Najbar ha presentato una denuncia a un tribunale di Duluth, la cittadina del Minnesota in cui vive, lo scorso novembre.
"La signora Najbar non ha mai ricevuto le scuse ufficiali delle Poste nè una spiegazione per quella dicitura apposta sulla lettera quando il destinatario non era affatto deceduto ma vivo e vegeto", si legge nell'esposto preparato dal suo legale.
I fatti risalgono al 2006, quando nel mese di settembre la donna aveva scritto al figlio, che all'epoca era in Iraq per un periodo di 22 mesi. La sua lettera era tornata indietro due settimane dopo.
Successivamente era stata la Croce Rossa a comunicarle che il figlio, di cui non aveva avuto notizie per un certo tempo, era vivo e stava bene. Adesso la signora Najbar pretende un risarcimento per "il forte shock emotivo" che la vicenda le aveva procurato.
Fonte Tgcom
Joan Najbar ha presentato una denuncia a un tribunale di Duluth, la cittadina del Minnesota in cui vive, lo scorso novembre.
"La signora Najbar non ha mai ricevuto le scuse ufficiali delle Poste nè una spiegazione per quella dicitura apposta sulla lettera quando il destinatario non era affatto deceduto ma vivo e vegeto", si legge nell'esposto preparato dal suo legale.
I fatti risalgono al 2006, quando nel mese di settembre la donna aveva scritto al figlio, che all'epoca era in Iraq per un periodo di 22 mesi. La sua lettera era tornata indietro due settimane dopo.
Successivamente era stata la Croce Rossa a comunicarle che il figlio, di cui non aveva avuto notizie per un certo tempo, era vivo e stava bene. Adesso la signora Najbar pretende un risarcimento per "il forte shock emotivo" che la vicenda le aveva procurato.
Fonte Tgcom
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