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I ciechi "vedono" il mondo La scoperta di un team italiano

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I non vedenti possono conoscere l'ambiente in cui si muovono attraverso gli altri sensi. I 'neuroni-specchio' si attivano allo stesso modo delle persone vedenti

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PERCEPIRE e conoscere il mondo esterno anche quando gli occhi non funzionano è possibile, ma non c'è bisogno di nessuna protesi. Infatti, il cervello umano è in grado di "vedere" la realtà che ci circonda grazie ad una vera e propria regia, capace di ricavare informazioni utili da tutti e cinque i sensi. Infatti, cellule nervose finora considerate il motore dell'imitazione visiva, i cosiddetti neuroni specchio, funzionano perfettamente anche in chi è cieco dalla nascita.

E' quanto emerge da una ricerca italiana pubblicata sul Journal of Neuroscience e coordinata da Pietro Pietrini, direttore del dipartimento di Medicina di laboratorio e Diagnostica molecolare dell'Azienda ospedaliera universitaria di Pisa. Lo studio è stato condotto in collaborazione con la cattedra di Psicologia clinica diretta da Mario Guazzelli e con il Centro di Risonanza magnetica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pisa.

"Ci siamo chiesti se il sistema dei neuroni specchio fosse strettamente dipendente dall'esperienza visiva, oppure se fosse in grado di svilupparsi anche in assenza di questa e di rispondere anche ad altri stimoli, come quelli sonori", spiega Emiliano Ricciardi, uno degli autori della ricerca. Per trovare la risposta gli studiosi hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per osservare come risponde ad alcuni stimoli il cervello di un gruppo di volontari con cecità congenita e un gruppo di vedenti. I due gruppi dovevano riconoscere azioni presentate attraverso immagini e suoni. Si è visto così che i neuroni specchio dei non vedenti si attivano al suono di un'azione compiuta, come quelli prodotti bussando alla porta o piantando un chiodo. E che l'attivazione era simile a quella osservata nei volontari che vedevano compiere la stessa azione e sentivano i relativi rumori.

"I risultati dimostrano che il cervello è organizzato in modo più articolato di quanto si credesse e che utilizza tutte le informazioni, a prescindere dalla singola attività sensoriale", rileva Pietrini. Il cervello è insomma una macchina complessa "programmata per svilupparsi anche quando manca l'esperienza visiva". Di conseguenza "in termini di educazione il cervello dei non vedenti non ha differenze grazie a questa capacità di riorganizzazione plastica. La vista resta importantissima, ma adesso sappiamo che la capacità di rappresentare il mondo esterno non dipende strettamente da questa".
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