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Casa Bianca contro associazione no profit "Via Sasha e Malia dai manifesti"
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Casa Bianca contro associazione no profit "Via Sasha e Malia dai manifesti"
Polemiche su pubblicità finalizzata a migliorare il cibo nelle mense scolastiche
Citate le figlie di Obama e i privilegi connessi al loro status. Washington: "Sono off limits"
Il comitato per la medicina responsabile: "I poster restano dove sono"
WASHINGTON - Associazione medica no profit cita Malia e Sasha Obama in un manifesto per sensibilizzare l'opinione pubblica sul cibo sano. La Casa Bianca ne chiede il ritiro: "Le figlie del presidente sono off limits". Ma la pubblicità resta dov'è.
Jasmine Messiah ha 8 anni, vive a Miami ed è vegetariana. La mensa della scuola pubblica che frequenta, non prevede un menù apposito per lei né per altri bambini che desiderano alimentarsi in maniera diversa, magari con cibi biologici. Che cosa rende Jasmine così particolare tanto da meritarsi di essere citata dal Washington Post? E' la testimonial di una campagna pubblicitaria che compare da una settimana nelle stazioni della metropolitana di Washington e che ha fatto arrabbiare il presidente degli Stati Uniti. Obama e famiglia non hanno gradito, infatti, che nel manifesto venissero citate le due figlie di Barack: Malia e Sasha. "Le figlie del presidente Obama mangiano cibi salutari a scuola. Perché io non posso?" chiede sorridendo Jasmine. Un'attacco indiretto, ma netto alla scelta della famiglia presidenziale di iscrivere le figlie alla Sidwell, una lussuosa scuola privata della capitale, dove molta attenzione è riservata alla corretta alimentazione degli alunni. Cosa che non accade nelle scuole pubbliche del paese. Il poster, infatti, fa parte di una campagna promossa da un'associazione di medici no profit, il Physicians Committee for Responsible Medicine, che chiede il miglioramento dell'alimentazione dei bambini americani introducendo nelle mense cibi più sani.
Il manifesto resta dov'è. Il presidente del Comitato, il nutrizionista Neal Barnard, ha rivelato di aver ricevuto una telefonata da due consiglieri di Obama subito dopo la comparsa dei primi manifesti. "Sono persone molto carine, mi piacciono molto - ha detto - ma hanno chiamato e mi hanno detto: per favore ritirate i manifesti, non potete citare i bambini, e mi hanno fatto sapere che parlare delle bambine del presidente è off limits". Nonostante questo il comitato si è rifiutato di sospendere la campagna, almeno per il momento. Anche perché per tapezzare Washington di questi manifestisti hanno sborsato ben 20 mila dollari. Non poco per una associazione no profit.
Il precedente. La storia, ripresa oggi in prima pagina dal Washington Post, rilancia l'eterno dibattito sulla legittimità di utilizzare minorenni per i propri scopi pubblicitari, a maggior ragione se sono i figli del Presidente degli Stati Uniti. Sulle figlie di Obama, si scatenò già una polemica simile quando nel gennaio 2009, subito dopo le elezioni, una fabbrica di giocattoli, la Ty Inc. lanciò sul mercato due bambole dal nome "Sweet Sasha" e "Marvelous Malia". Un riferimento diretto alle due prime bimbe d'America che mandò su tutte le furie mamma Michelle e provocò una reazione talmente vigorosa che alla fine le bambole cambiarono nome.
Off limits. "I ragazzi del presidente - commenta al Post Frank Luntz, consulente del partito repubblicano - sono sempre off-limits, sempre, senza eccezioni. Senza se e senza ma. E' una regola non scritta che bisogna rispettare". D'accordo anche Bonnie Angelo, un ex corrispondente del Time dalla Casa Bianca: "Non credo si possano usare le figlie del presidente per qualsiasi causa, buona o cattiva che sia, in cui loro non giochino alcun ruolo".
Citate le figlie di Obama e i privilegi connessi al loro status. Washington: "Sono off limits"
Il comitato per la medicina responsabile: "I poster restano dove sono"
WASHINGTON - Associazione medica no profit cita Malia e Sasha Obama in un manifesto per sensibilizzare l'opinione pubblica sul cibo sano. La Casa Bianca ne chiede il ritiro: "Le figlie del presidente sono off limits". Ma la pubblicità resta dov'è.
Jasmine Messiah ha 8 anni, vive a Miami ed è vegetariana. La mensa della scuola pubblica che frequenta, non prevede un menù apposito per lei né per altri bambini che desiderano alimentarsi in maniera diversa, magari con cibi biologici. Che cosa rende Jasmine così particolare tanto da meritarsi di essere citata dal Washington Post? E' la testimonial di una campagna pubblicitaria che compare da una settimana nelle stazioni della metropolitana di Washington e che ha fatto arrabbiare il presidente degli Stati Uniti. Obama e famiglia non hanno gradito, infatti, che nel manifesto venissero citate le due figlie di Barack: Malia e Sasha. "Le figlie del presidente Obama mangiano cibi salutari a scuola. Perché io non posso?" chiede sorridendo Jasmine. Un'attacco indiretto, ma netto alla scelta della famiglia presidenziale di iscrivere le figlie alla Sidwell, una lussuosa scuola privata della capitale, dove molta attenzione è riservata alla corretta alimentazione degli alunni. Cosa che non accade nelle scuole pubbliche del paese. Il poster, infatti, fa parte di una campagna promossa da un'associazione di medici no profit, il Physicians Committee for Responsible Medicine, che chiede il miglioramento dell'alimentazione dei bambini americani introducendo nelle mense cibi più sani.
Il manifesto resta dov'è. Il presidente del Comitato, il nutrizionista Neal Barnard, ha rivelato di aver ricevuto una telefonata da due consiglieri di Obama subito dopo la comparsa dei primi manifesti. "Sono persone molto carine, mi piacciono molto - ha detto - ma hanno chiamato e mi hanno detto: per favore ritirate i manifesti, non potete citare i bambini, e mi hanno fatto sapere che parlare delle bambine del presidente è off limits". Nonostante questo il comitato si è rifiutato di sospendere la campagna, almeno per il momento. Anche perché per tapezzare Washington di questi manifestisti hanno sborsato ben 20 mila dollari. Non poco per una associazione no profit.
Il precedente. La storia, ripresa oggi in prima pagina dal Washington Post, rilancia l'eterno dibattito sulla legittimità di utilizzare minorenni per i propri scopi pubblicitari, a maggior ragione se sono i figli del Presidente degli Stati Uniti. Sulle figlie di Obama, si scatenò già una polemica simile quando nel gennaio 2009, subito dopo le elezioni, una fabbrica di giocattoli, la Ty Inc. lanciò sul mercato due bambole dal nome "Sweet Sasha" e "Marvelous Malia". Un riferimento diretto alle due prime bimbe d'America che mandò su tutte le furie mamma Michelle e provocò una reazione talmente vigorosa che alla fine le bambole cambiarono nome.
Off limits. "I ragazzi del presidente - commenta al Post Frank Luntz, consulente del partito repubblicano - sono sempre off-limits, sempre, senza eccezioni. Senza se e senza ma. E' una regola non scritta che bisogna rispettare". D'accordo anche Bonnie Angelo, un ex corrispondente del Time dalla Casa Bianca: "Non credo si possano usare le figlie del presidente per qualsiasi causa, buona o cattiva che sia, in cui loro non giochino alcun ruolo".
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