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Iran, scontri nel cimitero di Neda Arrestato il regista che ha vinto a Venezia
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Iran, scontri nel cimitero di Neda Arrestato il regista che ha vinto a Venezia
In 3000 a Teheran per commemorare le vittime delle dimostrazioni del 20 giugno
Manganelli e lacrimogeni sulla folla. Allontanato dalla polizia il leader dell'opposizione Moussavi
Timori di incidenti per la prossima settimana quando Ahmadinejad si insedierà alla presidenza
TEHERAN - La polizia iraniana torna ad attaccare i sostenitori dell'opposizione. La commemorazione delle vittime della repressione di Ahmadinejad si trasforma in guerriglia con la polizia. Dispersi con i manganelli i 500 che si erano radunati nel cimitero dove è sepolta l'icona delle proteste, Neda Agha-Soltan, gli oppositori al regime iraniano si sono ritrovati molti di più intorno alla Grand Mossola, la piazza a Teheran dove viene di solito celebrata la preghiera. Era una folla di 3.000 persone e una volta ancora è intervenuta la polizia. Questa volta con i lacrimogeni e le famigerate pattuglie in moto che sono piombate tra i manifestanti che con le dita facevano il segno della vittoria.
Decine gli arrestati tra cui anche Jafar Panahi, il regista iraniano vincitore a Venezia nel 2000 del Leone d'oro per "Il cerchio", film sulla condizione delle donne sotto il regime islamico. E' stato fermato insieme alla moglie e alla figlia.
Nel cimitero c'erano anche Mir Hossein Moussavi e Kehdi Karroubi, due dei candidati sconfitti alle presidenziali, che volevano recitare alcuni versetti del Corano sulla tomba della ragazza a 40 giorni dalla sua scomparsa, un anniversario nel quale i musulmani sciiti rendono omaggio ai defunti in una cerimonia chiamata Arbayin.
Moussavi è comunque riuscito a scendere dall'auto, accolto dagli slogan festosi dei manifestanti ("Ya Hossein! Mir Hossein!") e a camminare fino alla tomba di Neda. Non gli è stato però permesso di recitare i versi del Corano: è stato circondato da agenti in assetto anti-sommossa, ricondotto alla sua auto e fatto ripartire.
Alcuni manifestanti hanno circondato la macchina tentando di trattenere il leader ma gli agenti, a manganellate, hanno allontanato gli attivisti che portavano foulard e t-shirt verdi, il colore distintivo della campagna elettorale dell'opposizione.
Successivamente è giunto anche Mehdi Karrubi, un altro dei leader leader dell'opposizione anti-regime. Esattamente come aveva fatto poco prima con Mir Hossein Moussavi, la polizia lo ha circondato e lo ha spinto fuori dal camposanto, lontano dai manifestanti.
Le forze dell'ordiene, poi, per disperdere una folla di circa 500 persone non hanno esitato a sparare candelotti lacrimogeni anche tra le tombe. Moussavi aveva chiesto di poter ricordare le vittime delle proteste di giugno e luglio, assicurando che l'appuntamento avrebbe avuto un carattere religioso e non politico. Ma temendo nuovi disordini, le autorità avevano detto che il divieto di manifestazioni pubbliche restava in vigore. Al cimitero sono quindi cominciati a volare gli slogan contro Ahmadinejad e a favore di Moussavi.
Per nulla scoraggiati dagli agenti e dai temuti miliziani Basiji - secondo vari testimoni anche oggi presenti in forze le loro moto da cross - i manifestanti più tardi hanno cercato di raggiungere il Grande Mosalla, uno spiazzo nel centro di Teheran riservato alla preghiera. Mentre vari cortei percorrevano alcune delle arterie che portano al luogo di culto scandendo altri slogan e accompagnati dai colpi di clacson di approvazione degli automobilisti, gli agenti sono entrati nuovamente in azione.
La polizia ha caricato la folla e, stando ai vari testimoni, altre persone sono state arrestate. I manifestanti hanno reagito ed hanno dato alle fiamme diversi cassonetti. Irritati dal rumoroso concerto, alcuni poliziotti hanno rotto a manganellate il vetro di alcune vetture tirando fuori a forza gli occupanti e trascinandoli sull'asfalto. Notizie non confermate parlano di diversi feriti.
Martedì scorso la tensione sembrava essersi allentata con l'annuncio dell'imminente rilascio di 140 dei manifestanti arrestati nelle proteste delle scorse settimane. La giornata di oggi segna un passo indietro che non lascia presagire niente di buono per la prossima settimana quando, in due distinti passaggi previsti per lunedì e mercoledì, Ahmadinejad si insedierà formalmente alla presidenza della Repubblica islamica.
In una nota della Farnesina, in risposta a un'interrogazione parlamentare del senatore Andrea Marcenaro (Pd), si precisa che l'Italia si atterrà "rigorosamente" alle decisioni che verranno adottate, a livello Ue, in merito alla partecipazione alla cerimonia di investitura del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "La presidenza svedese dell'Unione - prosegue il comunicato - ha già precisato che non è stata adottata alcuna linea comune di boicottaggio delle due cerimonie previste, alle quali le autorità iraniane hanno invitato gli ambasciatori accreditati a Teheran".
Manganelli e lacrimogeni sulla folla. Allontanato dalla polizia il leader dell'opposizione Moussavi
Timori di incidenti per la prossima settimana quando Ahmadinejad si insedierà alla presidenza
TEHERAN - La polizia iraniana torna ad attaccare i sostenitori dell'opposizione. La commemorazione delle vittime della repressione di Ahmadinejad si trasforma in guerriglia con la polizia. Dispersi con i manganelli i 500 che si erano radunati nel cimitero dove è sepolta l'icona delle proteste, Neda Agha-Soltan, gli oppositori al regime iraniano si sono ritrovati molti di più intorno alla Grand Mossola, la piazza a Teheran dove viene di solito celebrata la preghiera. Era una folla di 3.000 persone e una volta ancora è intervenuta la polizia. Questa volta con i lacrimogeni e le famigerate pattuglie in moto che sono piombate tra i manifestanti che con le dita facevano il segno della vittoria.
Decine gli arrestati tra cui anche Jafar Panahi, il regista iraniano vincitore a Venezia nel 2000 del Leone d'oro per "Il cerchio", film sulla condizione delle donne sotto il regime islamico. E' stato fermato insieme alla moglie e alla figlia.
Nel cimitero c'erano anche Mir Hossein Moussavi e Kehdi Karroubi, due dei candidati sconfitti alle presidenziali, che volevano recitare alcuni versetti del Corano sulla tomba della ragazza a 40 giorni dalla sua scomparsa, un anniversario nel quale i musulmani sciiti rendono omaggio ai defunti in una cerimonia chiamata Arbayin.
Moussavi è comunque riuscito a scendere dall'auto, accolto dagli slogan festosi dei manifestanti ("Ya Hossein! Mir Hossein!") e a camminare fino alla tomba di Neda. Non gli è stato però permesso di recitare i versi del Corano: è stato circondato da agenti in assetto anti-sommossa, ricondotto alla sua auto e fatto ripartire.
Alcuni manifestanti hanno circondato la macchina tentando di trattenere il leader ma gli agenti, a manganellate, hanno allontanato gli attivisti che portavano foulard e t-shirt verdi, il colore distintivo della campagna elettorale dell'opposizione.
Successivamente è giunto anche Mehdi Karrubi, un altro dei leader leader dell'opposizione anti-regime. Esattamente come aveva fatto poco prima con Mir Hossein Moussavi, la polizia lo ha circondato e lo ha spinto fuori dal camposanto, lontano dai manifestanti.
Le forze dell'ordiene, poi, per disperdere una folla di circa 500 persone non hanno esitato a sparare candelotti lacrimogeni anche tra le tombe. Moussavi aveva chiesto di poter ricordare le vittime delle proteste di giugno e luglio, assicurando che l'appuntamento avrebbe avuto un carattere religioso e non politico. Ma temendo nuovi disordini, le autorità avevano detto che il divieto di manifestazioni pubbliche restava in vigore. Al cimitero sono quindi cominciati a volare gli slogan contro Ahmadinejad e a favore di Moussavi.
Per nulla scoraggiati dagli agenti e dai temuti miliziani Basiji - secondo vari testimoni anche oggi presenti in forze le loro moto da cross - i manifestanti più tardi hanno cercato di raggiungere il Grande Mosalla, uno spiazzo nel centro di Teheran riservato alla preghiera. Mentre vari cortei percorrevano alcune delle arterie che portano al luogo di culto scandendo altri slogan e accompagnati dai colpi di clacson di approvazione degli automobilisti, gli agenti sono entrati nuovamente in azione.
La polizia ha caricato la folla e, stando ai vari testimoni, altre persone sono state arrestate. I manifestanti hanno reagito ed hanno dato alle fiamme diversi cassonetti. Irritati dal rumoroso concerto, alcuni poliziotti hanno rotto a manganellate il vetro di alcune vetture tirando fuori a forza gli occupanti e trascinandoli sull'asfalto. Notizie non confermate parlano di diversi feriti.
Martedì scorso la tensione sembrava essersi allentata con l'annuncio dell'imminente rilascio di 140 dei manifestanti arrestati nelle proteste delle scorse settimane. La giornata di oggi segna un passo indietro che non lascia presagire niente di buono per la prossima settimana quando, in due distinti passaggi previsti per lunedì e mercoledì, Ahmadinejad si insedierà formalmente alla presidenza della Repubblica islamica.
In una nota della Farnesina, in risposta a un'interrogazione parlamentare del senatore Andrea Marcenaro (Pd), si precisa che l'Italia si atterrà "rigorosamente" alle decisioni che verranno adottate, a livello Ue, in merito alla partecipazione alla cerimonia di investitura del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. "La presidenza svedese dell'Unione - prosegue il comunicato - ha già precisato che non è stata adottata alcuna linea comune di boicottaggio delle due cerimonie previste, alle quali le autorità iraniane hanno invitato gli ambasciatori accreditati a Teheran".
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