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Sul web l'informazione globale per gli amanti dell'Italia
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Sul web l'informazione globale per gli amanti dell'Italia
UN sito diretto a tutti coloro che amano l'Italia e l'universo dell'Italian Style. Se una scommessa del genere fosse arrivata ai booker di Londra, fino a poco tempo fa l'avrebbero data in forte perdita. Ma dall'avvento del social networking e da quando internet è divenuta il cuore pulsante che mette in contatto quanti condividono interessi e passioni a livello globale, l'ipotesi non solo è diventata praticabile ma, col lancio dell'Italian World Channel, è diventata realtà.
Iniziativa sostenuta dalla ITvest - una venture capital italo-americana - e da un gruppo di imprenditori italiani della Silicon Valley, Italian World Channel è un sito che raccoglie notizie di cronaca, di costume, di cultura e politica internazionale passati attraverso la lente italiana, diremmo "italocentrica".
I contenuti sono in inglese ma il promo è stato diretto e prodotto da Andrea Lodovichetti, giovane regista italiano che al Festival di Cannes del 2008 vinse il "Looking for Genius Prize" (una sezione del Babelgum Film Festival) promosso dalla Spike Lee's International Competition per il cinema online.
Italian World Channel mira a coinvolgere tutti quelli che, nel mondo, vivono secondo logiche e sensibilità italiane, con un senso estetico che affonda le proprie radici nella nostra storia, nella nostra arte, nella cucina - anche - italiana. Fruitori che non sono necessariamente di origine italiana figli e nipoti di italiani immigrati all'estero nel passato. Il sito si rivolge infatti anche a tutti quelli che nel mondo vestono italiano, seguono i nostri film, comprano i nostri prodotti e studiano la nostra lingua. Basta pensare che negli Usa l'italiano resta la quarta lingua straniera più studiata.
"La vita quotidiana di milioni di americani e di persone sparse per il mondo è intrecciata con quella di oggetti, marchi, abitudini e stili di vita italiani - osserva Enrico Beltramini, CEO del nuovo canale - il caffè espresso al mattino, gli abiti, la pizza e la pasta, il vino. E poi l'arte, la cultura, il bello. Persone che entrano in contatto, quasi toccano fisicamente, ogni giorno, la cultura italiana. Italian World Channel si avvia a diventare una comunità sociale di italofili, americani che si sentono italiani dal punto di vista culturale".
Secondo stime formulate da Piero Bassetti, forse il primo intellettuale italiano a tentare di definire questa comunità globale di individui che, pur non avendo legami di sangue con l'Italia, hanno fatto proprio il nostro stile di vita, la loro cifra a livello globale superebbe i 250 milioni di unità. Persone per le quali l'Italia non è un paese "vecchio" e in declino. Per loro, la lingua italiana è viva e globale alla pari del cinese, dello spagnolo e dell'inglese.
L'idea promossa dagli animatori di Italian World Channel è piaciuta anche agli organizzattori di AlwaysOn: The Insider Network, uno dei principali meeting americani sull'innovazione tecnologica e sociale, che li hanno invitati a presentare il loro canale al convegno che si tiene proprio in questi giorni alla Stanford University di Paolo Alto, California. Un invito, questo, che in passato è stato rivolto anche a Mark Zuckerberg e Evan Williams. Ovvero, rispettivamente, il fondatore di Facebook e il co-fondatore, con Biz Stone, di Twitter.
Iniziativa sostenuta dalla ITvest - una venture capital italo-americana - e da un gruppo di imprenditori italiani della Silicon Valley, Italian World Channel è un sito che raccoglie notizie di cronaca, di costume, di cultura e politica internazionale passati attraverso la lente italiana, diremmo "italocentrica".
I contenuti sono in inglese ma il promo è stato diretto e prodotto da Andrea Lodovichetti, giovane regista italiano che al Festival di Cannes del 2008 vinse il "Looking for Genius Prize" (una sezione del Babelgum Film Festival) promosso dalla Spike Lee's International Competition per il cinema online.
Italian World Channel mira a coinvolgere tutti quelli che, nel mondo, vivono secondo logiche e sensibilità italiane, con un senso estetico che affonda le proprie radici nella nostra storia, nella nostra arte, nella cucina - anche - italiana. Fruitori che non sono necessariamente di origine italiana figli e nipoti di italiani immigrati all'estero nel passato. Il sito si rivolge infatti anche a tutti quelli che nel mondo vestono italiano, seguono i nostri film, comprano i nostri prodotti e studiano la nostra lingua. Basta pensare che negli Usa l'italiano resta la quarta lingua straniera più studiata.
"La vita quotidiana di milioni di americani e di persone sparse per il mondo è intrecciata con quella di oggetti, marchi, abitudini e stili di vita italiani - osserva Enrico Beltramini, CEO del nuovo canale - il caffè espresso al mattino, gli abiti, la pizza e la pasta, il vino. E poi l'arte, la cultura, il bello. Persone che entrano in contatto, quasi toccano fisicamente, ogni giorno, la cultura italiana. Italian World Channel si avvia a diventare una comunità sociale di italofili, americani che si sentono italiani dal punto di vista culturale".
Secondo stime formulate da Piero Bassetti, forse il primo intellettuale italiano a tentare di definire questa comunità globale di individui che, pur non avendo legami di sangue con l'Italia, hanno fatto proprio il nostro stile di vita, la loro cifra a livello globale superebbe i 250 milioni di unità. Persone per le quali l'Italia non è un paese "vecchio" e in declino. Per loro, la lingua italiana è viva e globale alla pari del cinese, dello spagnolo e dell'inglese.
L'idea promossa dagli animatori di Italian World Channel è piaciuta anche agli organizzattori di AlwaysOn: The Insider Network, uno dei principali meeting americani sull'innovazione tecnologica e sociale, che li hanno invitati a presentare il loro canale al convegno che si tiene proprio in questi giorni alla Stanford University di Paolo Alto, California. Un invito, questo, che in passato è stato rivolto anche a Mark Zuckerberg e Evan Williams. Ovvero, rispettivamente, il fondatore di Facebook e il co-fondatore, con Biz Stone, di Twitter.
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