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Bologna, 29 anni dalla strage della stazione Come uscire dal rito di discorsi e corteo
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Bologna, 29 anni dalla strage della stazione Come uscire dal rito di discorsi e corteo
BOLOGNA - Per qualcuno di loro il 2 agosto è "la festa della Repubblica, no anzi la Liberazione", "1980... ci può dare qualche indizio?". Altri ricordano sì i morti e i feriti alla stazione, ma credono che la mano omicida sia quella delle Brigate rosse, "così si dice, ma non ho la certezza", "estremismo di destra, o forse di sinistra", "Non erano le Br?". Sono le voci di alcuni ventenni bolognesi, nati poco dopo il 1980, l'anno della strage che uccise 85 persone e ne ferì 200. Voci raccolte, fra l'altro, proprio ai piedi della lapide che in piazza Nettuno a Bologna ricorda il sacrificio dei caduti della Seconda guerra mondiale, delle vittime dell'Italicus e del 2 agosto stesso.
VIDEOINTERVISTA: LA MEMORIA DEI GIOVANI
La testimonianza che quanto accaduto ventinove anni fa è lontano dalle coscienze dei giovani, o almeno di una parte di essi. A contribuire a disspare un patrimonio sociale e culturale che appartiene alla città e all'Italia intera sono anche le forme di commemorazione che si ripetono quasi identiche di anno in anno: il discorso delle autorità, dei parenti delle vittime, del rappresentante del governo, e i fischi che chiudono ogni anno la manifestazione in piazzale Medaglie d'oro.
Tra pochi giorni cadrà il ventinovesimo anniversario della strage, l'anno prossimo si celebrerà il trentennale. Repubblica Bologna lancia una proposta che mira a cambiare il modo di ricordare il 2 agosto: un concorso di idee che coinvolga cittadini, creativi, architetti, e che abbia il compito di trovare gli strumenti più efficaci per tramandare la memoria.
Confidando che tanti artisti vogliano partecipare, così come ha fatto Christian Boltanski ideando il Museo per la memoria di Ustica. Che non cancelli il dolore e la rabbia, ma che aiuti più concretamente a raccontare la storia, unmana e giudiziaria dell'attentato.
VIDEOINTERVISTA: LA MEMORIA DEI GIOVANI
La testimonianza che quanto accaduto ventinove anni fa è lontano dalle coscienze dei giovani, o almeno di una parte di essi. A contribuire a disspare un patrimonio sociale e culturale che appartiene alla città e all'Italia intera sono anche le forme di commemorazione che si ripetono quasi identiche di anno in anno: il discorso delle autorità, dei parenti delle vittime, del rappresentante del governo, e i fischi che chiudono ogni anno la manifestazione in piazzale Medaglie d'oro.
Tra pochi giorni cadrà il ventinovesimo anniversario della strage, l'anno prossimo si celebrerà il trentennale. Repubblica Bologna lancia una proposta che mira a cambiare il modo di ricordare il 2 agosto: un concorso di idee che coinvolga cittadini, creativi, architetti, e che abbia il compito di trovare gli strumenti più efficaci per tramandare la memoria.
Confidando che tanti artisti vogliano partecipare, così come ha fatto Christian Boltanski ideando il Museo per la memoria di Ustica. Che non cancelli il dolore e la rabbia, ma che aiuti più concretamente a raccontare la storia, unmana e giudiziaria dell'attentato.
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