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Web e reati, no a nuove leggi
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Web e reati, no a nuove leggi
Non si faranno nuove leggi contro chi istiga alla violenza o commette
reati gravi su internet. Saranno invece i fornitori di servizi a
dotarsi di un codice di autoregolamentazione per arginare minacce e
insulti sul web. E' il risultato dell'incontro al Viminale tra il
ministro dell'Interno Maroni e i rappresentanti dei social network,
incontro cui ha preso parte anche il responsabile delle politiche
europee di Facebook, Richard Allan.
"Ci siamo impegnati ad elaborare delle proposte e a costituire un
tavolo con tutti i soggetti che sono intervenuti", ha spiegato Maroni
al termine del vertice. "Abbiamo avuto un incontro molto produttivo con
il ministro", ha detto Allan a Repubblica.it. "Valutiamo
positivamente gli
sforzi di industria e governo per lavorare insieme". Il tavolo sarà
riconvocato a metà gennaio per discutere delle idee nel frattempo
elaborate.
L'incontro, a cui sono stati invitati anche rappresentanti delle
società che forniscono connettività e servizi internet e i
rappresentanti delle associazioni di categoria, si era reso necessario
dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo
scorso 13 dicembre. Alcuni esponenti della maggioranza di governo
avevano individuato in internet la causa del clima di violenza che
avrebbe portato all'attacco. Il presidente del Senato Renato Schifani
aveva paragonato i social network, in particolare Facebook, ai gruppi
extraparlamentari degli anni Settanta e lo stesso Maroni aveva
ipotizzato l'introduzione di filtri per limitare l'accesso a contenuti
controversi. Parole che avevano immediatamente scatenato la reazione di
blogger e associazioni per le libertà in rete.
La materia, ha ammesso Maroni, è molto delicata perché va a incidere
sulla libertà di espressione dei cittadini. "La strada da seguire è
quella di cercare un accordo tra tutti, evitando interventi d'autorità
ma ottenendo ugualmente il risultato".
Il ministro auspica un'intesa in tempi rapidi e gli operatori, ha
confermato il segretario generale dell'Associazione italiana internet
provider, Dario Denni, si riuniranno subito dopo le feste per lavorare
al codice. "Sarebbe il primo caso al mondo", ha detto Maroni, "di
autoregolamentazione su un terreno così delicato, che vede da una parte
la garanzia di libertà di espressione del pensiero e dall'altra la
necessità di rimuovere contenuti che integrano gravi reati".
reati gravi su internet. Saranno invece i fornitori di servizi a
dotarsi di un codice di autoregolamentazione per arginare minacce e
insulti sul web. E' il risultato dell'incontro al Viminale tra il
ministro dell'Interno Maroni e i rappresentanti dei social network,
incontro cui ha preso parte anche il responsabile delle politiche
europee di Facebook, Richard Allan.
"Ci siamo impegnati ad elaborare delle proposte e a costituire un
tavolo con tutti i soggetti che sono intervenuti", ha spiegato Maroni
al termine del vertice. "Abbiamo avuto un incontro molto produttivo con
il ministro", ha detto Allan a Repubblica.it. "Valutiamo
positivamente gli
sforzi di industria e governo per lavorare insieme". Il tavolo sarà
riconvocato a metà gennaio per discutere delle idee nel frattempo
elaborate.
L'incontro, a cui sono stati invitati anche rappresentanti delle
società che forniscono connettività e servizi internet e i
rappresentanti delle associazioni di categoria, si era reso necessario
dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo
scorso 13 dicembre. Alcuni esponenti della maggioranza di governo
avevano individuato in internet la causa del clima di violenza che
avrebbe portato all'attacco. Il presidente del Senato Renato Schifani
aveva paragonato i social network, in particolare Facebook, ai gruppi
extraparlamentari degli anni Settanta e lo stesso Maroni aveva
ipotizzato l'introduzione di filtri per limitare l'accesso a contenuti
controversi. Parole che avevano immediatamente scatenato la reazione di
blogger e associazioni per le libertà in rete.
La materia, ha ammesso Maroni, è molto delicata perché va a incidere
sulla libertà di espressione dei cittadini. "La strada da seguire è
quella di cercare un accordo tra tutti, evitando interventi d'autorità
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