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L'uomo del futuro come sarà?
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L'uomo del futuro come sarà?
Quale sarà il futuro dell’umanità dal punto di vista evolutivo? È la domanda posta dal National Geographic
ad alcuni scienziati esperti della teoria dell’evoluzione concepita da
Darwin in seguito all’osservazione delle variazioni di specie dei
fringuelli delle Galapagos. Quattro gli scenari ipotizzati.
Secondo Ian Tattersall, antropologo del Museo di Storia Naturale di
New York, l’evoluzione umana è finita, perché, secondo la teoria
dell’evoluzione, le innovazioni genetiche si realizzano solo dove ci
sono popolazioni isolate. Difficile, spiega Tattersall, che una nuova
variazione genetica possa diventare patrimonio comune di tutta
l’umanità, perché l’uomo è oramai diffuso su tutto il pianeta. A
pensarla così è anche Steve Jones, professore di genetica presso la
University College London, secondo il quale la popolazione umana potrà
diventare più omogenea rispetto ad oggi, ma la macchina di Darwin ha
perso la sua forza.
Di parere opposto il ricercatore Stephen Stearns e lo psicologo
evoluzionista Geoffrey Miller, che vedono ancora spazi per l’evoluzione
dell’uomo. Stearns e il suo team ipotizzano, per esempio, che le donne
del futuro saranno più basse e robuste, perché si è osservato che le
donne con tali caratteristiche tendono ad avere più figli.
Anche per Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute della University of Oxford,
l’evoluzione non si fermerà. Solo che, invece che viaggiare sui binari
darwiniani, sarà orientata dalle nuove tecnologie. Bostrom prevede un
futuro dove l’uomo sarà oggetto di clonazioni, variazioni genetiche
artificiali, al punto da ottenere supersoldati e atleti dalle
prestazioni inimmaginabili.
Infine, c’è chi vede l’evoluzione legata alla colonizzazione di
pianeti extraterrestri. Secondo John Hawks, antropologo della
Università of Wisconsin-Madison, si creeranno di nuovo quelle
condizioni di isolamento favorevoli all’evoluzione.
ad alcuni scienziati esperti della teoria dell’evoluzione concepita da
Darwin in seguito all’osservazione delle variazioni di specie dei
fringuelli delle Galapagos. Quattro gli scenari ipotizzati.
Secondo Ian Tattersall, antropologo del Museo di Storia Naturale di
New York, l’evoluzione umana è finita, perché, secondo la teoria
dell’evoluzione, le innovazioni genetiche si realizzano solo dove ci
sono popolazioni isolate. Difficile, spiega Tattersall, che una nuova
variazione genetica possa diventare patrimonio comune di tutta
l’umanità, perché l’uomo è oramai diffuso su tutto il pianeta. A
pensarla così è anche Steve Jones, professore di genetica presso la
University College London, secondo il quale la popolazione umana potrà
diventare più omogenea rispetto ad oggi, ma la macchina di Darwin ha
perso la sua forza.
Di parere opposto il ricercatore Stephen Stearns e lo psicologo
evoluzionista Geoffrey Miller, che vedono ancora spazi per l’evoluzione
dell’uomo. Stearns e il suo team ipotizzano, per esempio, che le donne
del futuro saranno più basse e robuste, perché si è osservato che le
donne con tali caratteristiche tendono ad avere più figli.
Anche per Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute della University of Oxford,
l’evoluzione non si fermerà. Solo che, invece che viaggiare sui binari
darwiniani, sarà orientata dalle nuove tecnologie. Bostrom prevede un
futuro dove l’uomo sarà oggetto di clonazioni, variazioni genetiche
artificiali, al punto da ottenere supersoldati e atleti dalle
prestazioni inimmaginabili.
Infine, c’è chi vede l’evoluzione legata alla colonizzazione di
pianeti extraterrestri. Secondo John Hawks, antropologo della
Università of Wisconsin-Madison, si creeranno di nuovo quelle
condizioni di isolamento favorevoli all’evoluzione.
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