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Chavez sfila in passerella "Ho nel cuore l'Italia"
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Chavez sfila in passerella "Ho nel cuore l'Italia"
Sono le 17,10 di un assolato lunedì, quando - evento unico, nella storia della Mostra - una volante della polizia lancia, via megafono, il seguente messaggio: "Lasciate libera la strada". Facendosi ala tra la folla. Ma è l'occasione a essere senza precedenti: al Palazzo del cinema, sul red carpet, sbarca il presidente venezuelano Hugo Chavez. Ed è subito delirio: gente che applaude, militanti di Rifondazione che sventolano bandiere rosse, ressa di fotografi. E lui, il presidente, che lascia le sue body guard per firmare autografi, stringere mani. E perfino per parlare, con una gentilezza che poche star su questa stessa passerella dimostrano, coi cronisti italiani: "Sono felicissimo di essere qui - dichiara - insieme a Oliver Stone, grande lavoratore e grande narratore di storie vere. Porto il vostro paese sempre con me, nel cuore".
Ed è così che la trasferta veneziana di un capo di Stato - per la proiezione del docufilm "South of the border", che il regista americano gli ha dedicato - diventa un grande show mediatico. Quasi senza precedenti, nella storia della Mostra: al di là del periodo buio di Hitler e Mussolini, non si ricordano altre situazioni analoghe. Almeno a quanto riferisce l'ufficio stampa del festival.
Dunque una giornata speciale, questa alla Mostra. Con un leader politico che oscura completamente gli altri protagonisti, gli altri film: più rockstar di qualsiasi rockstar. Quando arriva al Palazzo, ad attenderelo, ai bordi del red carpet, c'è un gruppo di suoi fan, con lo striscione "Bienvenido presidente". Solo due cittadini venezuelani protestano, a pochi metri: una ragazza ha un cartello che inneggia alla libertà di informazione, un ragazzo un altro che definisce quella di Chavez una dittatura.
Ma lui, probabilmente, nemmeno se ne accorge, quando - insieme alle sue numerose bodyuard - sbarca sul red carpet. Vestito nell'identico modo di Stone: camicia bianca, giacca scura, cravatta rosso fiammante. Ad accoglierlo, il direttore della Mostra Marco Muller e il presidente della Biennale Paolo Baratta. Chavez si sofferma a lungo sul tappeto rosso, arriva dentro il Palazzo solo intorno alle 17,40 (la propiezione del film era prevista per le 17,15): anche dentro la sala, lo accoglie un'ovazione, con un gruppo di cittadini venezuelani residenti in Italia che sventolano la bandiera del loro Paese, cantano l'inno nazionale, esclamano "viva la revolucion bolivariana". E Chavez, rivolgendosi a uno di loro, approva: "Bravo, muchacho!".
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