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Boston, l'addio a Ted Kennedy dopo l'abbraccio della famiglia
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Boston, l'addio a Ted Kennedy dopo l'abbraccio della famiglia
Quando Joe, il figlio di Bob, dice che "Ted era un padre per tutti noi, che avevamo davvero bisogno di qualcuno da abbracciare", un brivido taglia la sala che nessuno più chiama camera ardente. Adesso è soltanto una piattaforma verso l'Oceano che straborda dal finestrone a picco sulla baia. Quello che fu il clan più potente del mondo si ritrova per l'ultimo saluto al suo patriarca riluttante: sono le sette di sera americane e davanti a quella bara con la bandiera a stelle e strisce, lì nella Jfk Librery & Museum che si affaccia sulla Dorchester Bay, va in scena la cerimonia privata della famiglia.
Si piange e si ride "come avrebbe voluto lui", dice il senatore Chris Dodd, è il vero addio al "Leone del Senato", come lo definì quel rivale leale di John McCain, chiamato anche lui, ora, a onorare l'ultimo dei fratelli Kennedy ("mi ha insegnato a diventare un senatore migliore", dice) insieme a John Kerry (che ha parole gentili perfino per i cani Sunny e Splash) e altri altri elettissimi amici e personalità, insieme ai parenti (che però come tradizione della saga sono tantissimi: 85 tra figli e nipoti) e ai musicisti che riempiono di musica la sala, il Boston Community Chorus che intona "God Bless America" in stile blues e il Borromeo String Quarte che aggiunge quel tocco di classico.
E quando Chris Dodd, l'amico senatore, dice che "John Kennedy ispirò l'America, Robert Kennedy la sfidò, il nostro Teddy la cambiò", hai il sospetto che forse un giorno qualcuno dovrà riscriverla la storia d'America degli ultimi cinquant'anni. Dice Caroline, la figlia di Jfk: "Lui credeva in noi, ora tocca a noi credere in noi stessi".
Oggi tocca alla città riprendersi il suo Senatore nella cerimonia più attesa tra evento e commozione. Ci sarà Barack Obama, arrivato già ieri sera per sfuggire agli uragani che rischiavano di rovinare tutto: sarà lui a pronunciare l'orazione funebre limata con cura i questi giorni. Gli occhi di tutto il mondo sono sul Presidente che proprio dall'ultimo Kennedy ricevette quella benedizione che lo trasformò da outsider a rivale di Hillary. E ci sarà anche il signor Clinton, l'ex presidente, ad ascoltare le parole del padrone della Casa Bianca, insieme agli ex George W. Bush (sembra slittata la presenza dell'anziano papà George) e Jimmy Carter. I potenti della Terra in questa chiesa fino a ieri sconosciuta, canta Placido Domingo e suona Yo Yo Ma. Quanto basta a far confessare a padre Philip Dabney di essere "particolarmente emozionato".
Dabney è il parrocco di Nostra Signora dell'Aiuto Perpetuo, la basilica costruita da immigranti tedeschi e irlandesi alla fine dell'Ottocento. "Il senatore veniva a pregare qui per la figlia malata di cancro, Kara, quando andava a trovarla all'ospedale qui vicino", ricorda padre Philip. "Si sedeva là in fondo, ecco, vede?" e indica la navata destra, quella con il portoncino che apre sul giardino che ospita i giochi dei bambini. Dice padre Philip che "il fatto che il senatore abbia scelto questa chiesa in questo quartiere pieno di povera gente è la rappresentazione di tutto ciò per cui ha lottato tutta la vita". Ride, il parrocco: "Non c'è aria condizionata, non ci sono cancelli qui. E questo è meraviglioso perché dà un'idea di semplicità".
Cinquantamila persone hanno sfilato alla Jfk Library in due giorni. Oggi l'assedio alla Chiesa è senza speranza: la folla enorme resterà fuori, ci sono solo 1500 posti per parenti e autorità e naturalmente l'enorme servizio di sicurezza che ha richiamato a Boston centinaia di rinforzi. Il tempo non promette bene. C'è un uragano che minaccia la costa, arriva dall'Oceano che Ted amava tanto. La gente è attesa dall'alba, la cerimonia comincerà alle 10.30, le 16.30 in Italia. Poi, per Ted, l'ultimo vero viaggio in volo verso Arlington, il cimitero degli eroi, il cimitero di John e Bob.
Si piange e si ride "come avrebbe voluto lui", dice il senatore Chris Dodd, è il vero addio al "Leone del Senato", come lo definì quel rivale leale di John McCain, chiamato anche lui, ora, a onorare l'ultimo dei fratelli Kennedy ("mi ha insegnato a diventare un senatore migliore", dice) insieme a John Kerry (che ha parole gentili perfino per i cani Sunny e Splash) e altri altri elettissimi amici e personalità, insieme ai parenti (che però come tradizione della saga sono tantissimi: 85 tra figli e nipoti) e ai musicisti che riempiono di musica la sala, il Boston Community Chorus che intona "God Bless America" in stile blues e il Borromeo String Quarte che aggiunge quel tocco di classico.
E quando Chris Dodd, l'amico senatore, dice che "John Kennedy ispirò l'America, Robert Kennedy la sfidò, il nostro Teddy la cambiò", hai il sospetto che forse un giorno qualcuno dovrà riscriverla la storia d'America degli ultimi cinquant'anni. Dice Caroline, la figlia di Jfk: "Lui credeva in noi, ora tocca a noi credere in noi stessi".
Oggi tocca alla città riprendersi il suo Senatore nella cerimonia più attesa tra evento e commozione. Ci sarà Barack Obama, arrivato già ieri sera per sfuggire agli uragani che rischiavano di rovinare tutto: sarà lui a pronunciare l'orazione funebre limata con cura i questi giorni. Gli occhi di tutto il mondo sono sul Presidente che proprio dall'ultimo Kennedy ricevette quella benedizione che lo trasformò da outsider a rivale di Hillary. E ci sarà anche il signor Clinton, l'ex presidente, ad ascoltare le parole del padrone della Casa Bianca, insieme agli ex George W. Bush (sembra slittata la presenza dell'anziano papà George) e Jimmy Carter. I potenti della Terra in questa chiesa fino a ieri sconosciuta, canta Placido Domingo e suona Yo Yo Ma. Quanto basta a far confessare a padre Philip Dabney di essere "particolarmente emozionato".
Dabney è il parrocco di Nostra Signora dell'Aiuto Perpetuo, la basilica costruita da immigranti tedeschi e irlandesi alla fine dell'Ottocento. "Il senatore veniva a pregare qui per la figlia malata di cancro, Kara, quando andava a trovarla all'ospedale qui vicino", ricorda padre Philip. "Si sedeva là in fondo, ecco, vede?" e indica la navata destra, quella con il portoncino che apre sul giardino che ospita i giochi dei bambini. Dice padre Philip che "il fatto che il senatore abbia scelto questa chiesa in questo quartiere pieno di povera gente è la rappresentazione di tutto ciò per cui ha lottato tutta la vita". Ride, il parrocco: "Non c'è aria condizionata, non ci sono cancelli qui. E questo è meraviglioso perché dà un'idea di semplicità".
Cinquantamila persone hanno sfilato alla Jfk Library in due giorni. Oggi l'assedio alla Chiesa è senza speranza: la folla enorme resterà fuori, ci sono solo 1500 posti per parenti e autorità e naturalmente l'enorme servizio di sicurezza che ha richiamato a Boston centinaia di rinforzi. Il tempo non promette bene. C'è un uragano che minaccia la costa, arriva dall'Oceano che Ted amava tanto. La gente è attesa dall'alba, la cerimonia comincerà alle 10.30, le 16.30 in Italia. Poi, per Ted, l'ultimo vero viaggio in volo verso Arlington, il cimitero degli eroi, il cimitero di John e Bob.
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