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Di fronte a un'ingiustizia l'inconscio ci spinge a mentire
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Di fronte a un'ingiustizia l'inconscio ci spinge a mentire
UNA CILIEGIA tira l'altra? Per le bugie avviene la stessa cosa soprattutto se servono a vendicare una situazione che avvertiamo come ingiusta. Uno studio pubblicato sulla rivista Psychological Science dimostra, con un semplice esperimento, come le persone siano inconsciamente portate a diventare disoneste soprattutto di fronte a un ingiusta perdita di denaro o a un mancato guadagno.
I ricercatori hanno studiato il comportamento di oltre 170 studenti universitari durante tre distinte fasi. Nella prima i ragazzi hanno partecipato al gioco del "testa o croce", al termine del quale alcuni hanno vinto 20 dollari senza nessun merito, gli altri meno fortunati niente.
I vincitori hanno sistemato il denaro in un marsupio in modo che fosse visibile a tutti. Nelle due fasi successive i ragazzi si sono sfidati in alcune partite di "Paroliere" e "Scarabeo", durante le quali si vincevano 8 dollari per ogni parola composta di senso compiuto.
Il risultato? I giocatori che non avevano guadagnato niente durante il "testa o croce", quando venivano chiamati a giudicare le parole composte dai partecipanti svantaggiati come loro, davano come valide parole senza senso mentre, quando dovevano giudicare i più ricchi, mentivano non riconoscendo le parole con un senso.
I ricercatori hanno studiato il comportamento di oltre 170 studenti universitari durante tre distinte fasi. Nella prima i ragazzi hanno partecipato al gioco del "testa o croce", al termine del quale alcuni hanno vinto 20 dollari senza nessun merito, gli altri meno fortunati niente.
I vincitori hanno sistemato il denaro in un marsupio in modo che fosse visibile a tutti. Nelle due fasi successive i ragazzi si sono sfidati in alcune partite di "Paroliere" e "Scarabeo", durante le quali si vincevano 8 dollari per ogni parola composta di senso compiuto.
Il risultato? I giocatori che non avevano guadagnato niente durante il "testa o croce", quando venivano chiamati a giudicare le parole composte dai partecipanti svantaggiati come loro, davano come valide parole senza senso mentre, quando dovevano giudicare i più ricchi, mentivano non riconoscendo le parole con un senso.
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