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Bioetica, senatori Pdl all'attacco di Fini I fedelissimi: "Rispetto per la pluralità"
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Bioetica, senatori Pdl all'attacco di Fini I fedelissimi: "Rispetto per la pluralità"
I senatori del Pdl difendono la legge sul biotestamento e respingono le critiche al testo già varato da Palazzo Madama. Altri esponenti del centrodestra, invece, contestano l'altolà dato a Fini dall'ex "colonnello" Maurizio Gasparri e dal capogruppo Gaetano Quagliariello. Una bagarre accesa dal presidente della Camera quando, alla festa del Pd a Genova, aveva promesso il suo impegno per correggere il disegno di legge sul testamento biologico.
Il primo a intervenire è il relatore del ddl Raffaele Calabrò. "Rispettiamo - dice - le opinioni di tutti, anche le più critiche. Ma lo stesso rispetto merita il lavoro svolto dal gruppo del Pdl in Senato, dentro e fuori la commissione sanità. Credo infatti - prosegue - di poter testimoniare con cognizione di causa quanto l'approvazione della legge sul testamento biologico sia stata il frutto di mesi di dibattito, di mediazione e di una discussione sempre attenta alle posizioni di tutti, senza soggezioni né condizionamenti clericali nei confronti della libertà dei senatori, ma anche senza cedimenti a preclusioni aprioristiche dettate da un laicismo politicamente corretto".
A dargli man forte Michele Saccomanno, capogruppo del Pdl in commissione sanità. "Sul testamento biologico - scrive in una nota - inviterei tutti, compresi i vari deputati che stanno prendendo posizione in questi giorni, a usare la massima cautela su un tema che investe la sensibilità e la libertà di coscienza di ogni singolo parlamentare". "Prima di affermare che la maggioranza degli italiani la pensa in un determinato modo - conclude - andrebbe ricordato che il dibattito al Senato è stato libero ed ampio, senza preclusioni nei confronti di nessuna posizione espressa".
A chiudere l'elenco dei difensori del testo è il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli: "Il testo del Pdl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento è stato il frutto di un ampio dibattito all'interno della maggioranza. Chi sostiene il contrario era da un'altra parte e dunque non sa quello che dice. La posizione dei vertici del nostro gruppo al Senato è condivisa praticamente all'unanimità, come il voto dell'aula ha dimostrato". Il che è una replica, seppur indiretta, a quanto dichiarato dal senatore del Pd Stefano Ceccanti, per il quale i dissensi nel Pdl "sono stati sempre superiori a quelli nel Pd, sia nel voto segreto sia nel voto palese".
Anche il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, in un'intervista al Messaggero, difende il lavoro del Senato e chiede a Fini di limitarsi a svolgere le sue prerogative, "cioè farsi garante della volontà del Parlamento senza preannunciare correzioni, fare il tifo o, peggio ancora, cosa mai accaduta in passato, ipotizzare un suo voto''. Stessa opinione espressa dal sottosegretario con delega ai temi etici Eugenia Roccella, che invita Fini alla "cautela": "E' importante - dice in un'intervista ad Avvenire - che rimanga fermo in un ruolo di terzietà e garanzia. Il peso specifico di Fini è forte, sia per il suo ruolo istituzionale sia per la sua leadership".
C'è poi un'iniziativa trasversale di 20 deputati che in un comunicato congiunto richiamano la necessità di non strumentalizzare la laicità per mettere il bavaglio ai parlamentari cattolici. I firmatari, che si definiscono "gruppo trasversale di parlamentari cattolici", sono Di Virgilio, Aprea, Bocciardo, Bertolini, La Loggia, Farina, Pagano, Saltamartini per il Pdl; Polledri per la Lega; Binetti, Bobba, Calgaro, Carra, Mosella, Sarubbi, Servodio per il Pd; Buttiglione, Pezzotta, Santolini, Volontè per l'Udc.
Sul fronte opposto, cioè dalla parte di chi nel Pdl ha condiviso la posizione di Fini o comunque non vuole prenderne le distanze, il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi: "Fini è una risorsa troppo importante perchè il partito non apprezzi il suo contributo". Anche Flavia Perina, parlamentare del Pdl, chiede rispetto per la pluralità: "Sul testamento biologico come sulla nuova cittadinanza e gli altri temi posti all'attenzione della politica dal presidente della Camera è necessario rivendicare il diritto a un dibattito interno aperto, pluralista, dove nessuna posizione sia sanzionata per lesa maestà". Sulla stessa lunghezza d'onda Adolfo Urso, viceministro per lo Sviluppo economico e presidente della fondazione "FareFuturo", che in una intervista a Repubblica aveva osservato come la posizione di Fini fosse maggioritaria.
Ad avviso di Benedetto Della Vedova, parlamentare Pdl di estrazione radicale, ''quelli di Fini sono strappi o forzature solo per chi finge di ignorare la storia del centrodestra berlusconiano e la politica concreta di leader come Sarkozy, Merkel, Rajoy e Cameron". L'invito è ad affrontare la discussione mettendo da parte slogan come "Dio, patria e famiglia".
Fini raccoglie consensi anche nell'opposto schieramento. Si complimenta con lui per il percorso intrapreso "da tempo con coraggio e coerenza", il segretario dei socialisti Riccardo Nencini. Plauso anche dal segretario del Pri Francesco Nucara.
Il primo a intervenire è il relatore del ddl Raffaele Calabrò. "Rispettiamo - dice - le opinioni di tutti, anche le più critiche. Ma lo stesso rispetto merita il lavoro svolto dal gruppo del Pdl in Senato, dentro e fuori la commissione sanità. Credo infatti - prosegue - di poter testimoniare con cognizione di causa quanto l'approvazione della legge sul testamento biologico sia stata il frutto di mesi di dibattito, di mediazione e di una discussione sempre attenta alle posizioni di tutti, senza soggezioni né condizionamenti clericali nei confronti della libertà dei senatori, ma anche senza cedimenti a preclusioni aprioristiche dettate da un laicismo politicamente corretto".
A dargli man forte Michele Saccomanno, capogruppo del Pdl in commissione sanità. "Sul testamento biologico - scrive in una nota - inviterei tutti, compresi i vari deputati che stanno prendendo posizione in questi giorni, a usare la massima cautela su un tema che investe la sensibilità e la libertà di coscienza di ogni singolo parlamentare". "Prima di affermare che la maggioranza degli italiani la pensa in un determinato modo - conclude - andrebbe ricordato che il dibattito al Senato è stato libero ed ampio, senza preclusioni nei confronti di nessuna posizione espressa".
A chiudere l'elenco dei difensori del testo è il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli: "Il testo del Pdl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento è stato il frutto di un ampio dibattito all'interno della maggioranza. Chi sostiene il contrario era da un'altra parte e dunque non sa quello che dice. La posizione dei vertici del nostro gruppo al Senato è condivisa praticamente all'unanimità, come il voto dell'aula ha dimostrato". Il che è una replica, seppur indiretta, a quanto dichiarato dal senatore del Pd Stefano Ceccanti, per il quale i dissensi nel Pdl "sono stati sempre superiori a quelli nel Pd, sia nel voto segreto sia nel voto palese".
Anche il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, in un'intervista al Messaggero, difende il lavoro del Senato e chiede a Fini di limitarsi a svolgere le sue prerogative, "cioè farsi garante della volontà del Parlamento senza preannunciare correzioni, fare il tifo o, peggio ancora, cosa mai accaduta in passato, ipotizzare un suo voto''. Stessa opinione espressa dal sottosegretario con delega ai temi etici Eugenia Roccella, che invita Fini alla "cautela": "E' importante - dice in un'intervista ad Avvenire - che rimanga fermo in un ruolo di terzietà e garanzia. Il peso specifico di Fini è forte, sia per il suo ruolo istituzionale sia per la sua leadership".
C'è poi un'iniziativa trasversale di 20 deputati che in un comunicato congiunto richiamano la necessità di non strumentalizzare la laicità per mettere il bavaglio ai parlamentari cattolici. I firmatari, che si definiscono "gruppo trasversale di parlamentari cattolici", sono Di Virgilio, Aprea, Bocciardo, Bertolini, La Loggia, Farina, Pagano, Saltamartini per il Pdl; Polledri per la Lega; Binetti, Bobba, Calgaro, Carra, Mosella, Sarubbi, Servodio per il Pd; Buttiglione, Pezzotta, Santolini, Volontè per l'Udc.
Sul fronte opposto, cioè dalla parte di chi nel Pdl ha condiviso la posizione di Fini o comunque non vuole prenderne le distanze, il ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi: "Fini è una risorsa troppo importante perchè il partito non apprezzi il suo contributo". Anche Flavia Perina, parlamentare del Pdl, chiede rispetto per la pluralità: "Sul testamento biologico come sulla nuova cittadinanza e gli altri temi posti all'attenzione della politica dal presidente della Camera è necessario rivendicare il diritto a un dibattito interno aperto, pluralista, dove nessuna posizione sia sanzionata per lesa maestà". Sulla stessa lunghezza d'onda Adolfo Urso, viceministro per lo Sviluppo economico e presidente della fondazione "FareFuturo", che in una intervista a Repubblica aveva osservato come la posizione di Fini fosse maggioritaria.
Ad avviso di Benedetto Della Vedova, parlamentare Pdl di estrazione radicale, ''quelli di Fini sono strappi o forzature solo per chi finge di ignorare la storia del centrodestra berlusconiano e la politica concreta di leader come Sarkozy, Merkel, Rajoy e Cameron". L'invito è ad affrontare la discussione mettendo da parte slogan come "Dio, patria e famiglia".
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