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Colpo alla legge anti-pirati "L'accesso al web è un diritto"
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Colpo alla legge anti-pirati "L'accesso al web è un diritto"
Disinnescata la bomba francese dell'Hadopi, che doveva essere la legge più severa in Europa contro gli utenti peer to peer (che condividono file di opere pirata su internet).
LEGGI IL BLOG DI VITTORIO ZAMBARDINO
Con un colpo di scena, il Consiglio Costituzionale francese ha stabilito che la connessione a internet è un diritto fondamentale del cittadino e che quindi nessuna autorità può alienarlo. L'Hadopi obbligava i provider internet a sospendere il contratto di accesso a internet agli utenti colti, per tre volte, a scambiare file pirata.
Adesso, con la presa di posizione del Consiglio, cambia tutto. L'autorità preposta a questi controlli potrà solo avvisare l'utente, scrivendogli che è stato scoperto; non potrà più togliergli l'accesso a internet. Sparisce quindi la sanzione legata all'Hadopi. Resta solo un avviso di dubbio valore deterrente.
Il Consiglio ha deciso sulla base della dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789, che protegge la libertà di espressione. È la prima volta che un'autorità stabilisce in modo così netto che l'accesso a internet fa parte dei diritti fondamentali di espressione. È quindi una decisione che potrà fare storia, spostando l'ago della bilancia del conflitto tra diritti degli utenti e tutela del copyright. Il legislatore francese, approvando l'Hadopi, aveva stabilito che il copyright è più importante del diritto d'accesso a internet. Il Consiglio ribalta la posizione.
Il Consiglio ha deciso in tal senso anche perché - scrive - il diritto francese mette avanti a tutto la presunzione d'innocenza dell'utente (il titolare dell'abbonamento internet). L'Hadopi invece, togliendogli la connessione, lo presumeva colpevole prima di un effettivo processo. Il punto: in realtà, è sempre possibile- scrive il Consiglio- che a fare peer to peer non sia stato il titolare dell'abbonamento internet, ma qualcun altro che ha accesso alla sua connessione. Solo un processo può stabilire chi sia stato il responsabile.
Il Consiglio così appoggia un'idea sempre sostenuta da coloro che, anche in Italia, difendono i diritti degli utenti contro misure severe come l'Hadopi. E cioè che non è possibile identificare con certezza, senza un processo, il titolare dell'abbonamento internet con il responsabile del traffico peer to peer.
Esultano i socialisti francesi, che si erano appellati al Consiglio contro l'Hadopi, accusandola di incostituzionalità. Era l'ultima spiaggia per bloccare la legge, ormai approvata definitivamente. Mossa riuscita, ora si aspetta la reazione della controparte.
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Con un colpo di scena, il Consiglio Costituzionale francese ha stabilito che la connessione a internet è un diritto fondamentale del cittadino e che quindi nessuna autorità può alienarlo. L'Hadopi obbligava i provider internet a sospendere il contratto di accesso a internet agli utenti colti, per tre volte, a scambiare file pirata.
Adesso, con la presa di posizione del Consiglio, cambia tutto. L'autorità preposta a questi controlli potrà solo avvisare l'utente, scrivendogli che è stato scoperto; non potrà più togliergli l'accesso a internet. Sparisce quindi la sanzione legata all'Hadopi. Resta solo un avviso di dubbio valore deterrente.
Il Consiglio ha deciso sulla base della dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789, che protegge la libertà di espressione. È la prima volta che un'autorità stabilisce in modo così netto che l'accesso a internet fa parte dei diritti fondamentali di espressione. È quindi una decisione che potrà fare storia, spostando l'ago della bilancia del conflitto tra diritti degli utenti e tutela del copyright. Il legislatore francese, approvando l'Hadopi, aveva stabilito che il copyright è più importante del diritto d'accesso a internet. Il Consiglio ribalta la posizione.
Il Consiglio ha deciso in tal senso anche perché - scrive - il diritto francese mette avanti a tutto la presunzione d'innocenza dell'utente (il titolare dell'abbonamento internet). L'Hadopi invece, togliendogli la connessione, lo presumeva colpevole prima di un effettivo processo. Il punto: in realtà, è sempre possibile- scrive il Consiglio- che a fare peer to peer non sia stato il titolare dell'abbonamento internet, ma qualcun altro che ha accesso alla sua connessione. Solo un processo può stabilire chi sia stato il responsabile.
Il Consiglio così appoggia un'idea sempre sostenuta da coloro che, anche in Italia, difendono i diritti degli utenti contro misure severe come l'Hadopi. E cioè che non è possibile identificare con certezza, senza un processo, il titolare dell'abbonamento internet con il responsabile del traffico peer to peer.
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