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Nelle scuole l'informatica non è più una priorità

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240209

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Nelle scuole l'informatica non è più una priorità Empty Nelle scuole l'informatica non è più una priorità




L'informatica non è più una priorità nella scuola dell'obbligo. Nel momento in cui la scure dei tagli si è abbattuta sul sistema scolastico italiano, la prima risorsa apparentemente tagliata via è relativa al mondo dell'informatica, al Web ed a tutto quel che concerne i computer. La verità è tutta in una FAQ scovata da Salvo Intravaia per Repubblica.it.

L'articolo di Intravaia fa riferimento specifico alla FAQ n.23 contenuta all'interno delle pagine del sito del Ministero della Pubblica Istruzione deputate ad illustrare le caratteristiche ed i cambiamenti relativi alla riforma scolastica. Si parla di maestro unico, si parla di compresenze, si parla di orari e si parla di programmazioni. In tutto ciò, però, l'informatica sembra essere al di fuori delle grazie del ministero. Recita espressamente il paragrafo:

«Ho letto che per le classi dalla seconda in poi non cambierà nulla, a scuola invece mi dicono che mio figlio il prossimo anno non avrà le stesse maestre e soprattutto non ci sarà più la possibilità di fare il laboratorio di informatica (è una classe numerosa) a causa dell'abolizione delle compresenze. Chi ha ragione?»
« Le classi successive alla prima nel prossimo anno scolastico avranno confermato l'orario di funzionamento di quest'anno (27 o 30 ore settimanali più eventualmente la mensa). La riduzione delle ore di compresenza comporterà qualche riassetto organizzativo, ma in linea di massima le insegnanti della classe potranno essere confermate. La scuola, nella sua autonomia didattica e organizzativa, potrà organizzare le attività e gli insegnamenti facendo in modo di assicurare la massima funzionalità dei servizi. Ci auguriamo che anche il laboratorio di informatica possa trovare spazio tra le attività, anche se vorrà convenire che esso non costituisce, soprattutto nella scuola primaria, un insegnamento prioritario.»

Trattasi soltanto di una piccola FAQ. Trattasi di una frase che non indica una verità assoluta, né è formulata in modo da escludere totalmente l'informatica dall'insegnamento. Appare però indicativo l'orientamento suggerito: ok all'informatica, ma solo e solo se ci saranno tempo e risorse. Tra le righe, mancando tanto il tempo quanto le risorse, l'impegno dedicato all'informatica è destinato a scomparire dalle programmazioni. «Sparisce la "I" di Informatica di morattiana memoria» spiega Intravaia: «Per dotare le scuole di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (le Tic) e per formare i docenti, tra il 1997 e il 2003, sono stati investiti 1.341 miliardi delle vecchie lire (pari a quasi 700 milioni di euro) che a questo punto rischiano di trasformarsi in una spesa inutile».

I vecchi investimenti sono destinati a non fruttare. E se il problema va a scompaginare il rapporto tra informatica e formazione a livello di scuola primaria, il discorso non cambia a livello di scuola secondaria: anche in questo ambito le ore vengono tagliate del 33%, il che impone una forte contrazione delle argomentazioni trattate con decurtazione scelta in base alle "priorità". Ed in tal senso la FAQ n.23 è oltremodo chiara.

Il cambio di direzione appare drastico. Il taglio delle risorse era un percorso quasi obbligato ed è impossibile sperare sempre che si possa fare di più con meno (anche se degli sprechi occorrerebbe discutere a lungo). La questione va però comunque posta in altri termini: è mancato il coraggio di improntare l'intero sistema su un modello nuovo, nel quale l'informatica sia il cuore pulsante dell'intera architettura? Le risorse messe in campo per strumenti ed educazione del corpus insegnanti non sono sufficienti per garantire una base minima di utilità all'insegnamento informatico nella scuola?

La FAQ non parla di tutto ciò. Non elenca i problemi che una scelta differente avrebbe comportato. La FAQ n.23, invece, parla espressamente di priorità: l'informatica non è una materia portante, così come lo era invece stata in passato quando le tre "i" dovevano divenire i tre pilastri della scuola del futuro. Tolto un pilastro, la struttura (già di per sé fragile) dovrà dimostrare di reggere alle sollecitazioni che giungono dal futuro.
florin88
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