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GLi editori tedeschi sono contro Google
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GLi editori tedeschi sono contro Google
Anche la Germania contesta a Google di entrare a gamba tesa nell'editoria sul web facendo utili con contenuti non suoi. E questo in un momento in cui i giornali elettronici si trasformano e sperimentano nuove direzioni, come il New York Times e il Financial Times che diventano a pagamento con un sistema "2.0". Le polemiche per l'utilizzo che Google fa dei contenuti altrui sono ormai globali. Anche in Italia si è registrata una presa di posizione degli editori, con l'apertura di un'istruttoria su Google da parte dell'Antitrust. E l'azienda di Mountain View ha già dovuto cedere alle richieste di Rupert Murdoch e della sua Newscorp, che ha ottenuto un risultato netto: solo cinque articoli disponibili gratuitamente dentro Google News, il resto a pagamento.
Cosa fa Google per irritare anche i tedeschi? Semplicemente, fa il motore di ricerca. E restituisce risultati pubblicando su Google News dei pezzettini di articoli che poi rimandano alla fonte originaria, che sia una testata giornalistica o un blog. Ci sono poi altre questioni, come quella sollevata dal sito web "Ciao" che vuole ricontrattare il modo in cui Google usa la pubblicità sul suo dominio, e c'è anche una questione sollevata dal sito Euromaps sullo strapotere di Google in fatto di mappe, servizi e gratuità degli stessi. Ma il grosso della questione è di natura editoriale: già nel 2007 Google ha perso una causa contro il Copiepresse group, l'associazione degli editori belgi. Allora Big G dovette rimuovere da Google News tutto il contenuto dei giornali rappresentati dall'associazione, che però non ha finora ottenuto il risarcimento milionario richiesto alla Corte.
Così, i gruppi editoriali, circa 150 aziende principalmente tedesche, insieme a Dow Jones, NewsCorp e altre, si sono riunite sotto quella che hanno chiamato "La dichiarazione di Amburgo sui diritti di proprietà intellettuale". Una lobby che preme sull'Unione Europea affinché vengano riconosciuti i loro diritti editoriali.
In Germania la questione è particolarmente sentita: per ultime due aziende editoriali - nello specifico BDZV e VDZ - hanno fatto causa a Mountain View sostenendo che l'azienda americana non corrisponde alle fonti originali delle notizie una "ragionevole quota" di quello che guadagna veicolando il loro prodotto. Nella crisi strutturale che l'editoria affronta in questo momento storico, la sponda offerta dal funzionamento di Google News potrebbe portare a ridefinire il modo in cui l'informazione viaggia sul web. E' vero infatti che Google offre una finestra in più alle pubblicazioni online di cui propone i contenuti, ma è anche vero che ricava denaro dalla pubblicità che chi cerca quei contenuti trova sulle pagine di Google, e solo dopo un secondo "clic" su quelle dei giornali.
Anche in Francia l'argomento è ancora caldo, dopo che Google ha iniziato a digitalizzare migliaia di libri in francese per la sua biblioteca di Alessandria sul web. E senza nessun permesso ufficiale.
Cosa fa Google per irritare anche i tedeschi? Semplicemente, fa il motore di ricerca. E restituisce risultati pubblicando su Google News dei pezzettini di articoli che poi rimandano alla fonte originaria, che sia una testata giornalistica o un blog. Ci sono poi altre questioni, come quella sollevata dal sito web "Ciao" che vuole ricontrattare il modo in cui Google usa la pubblicità sul suo dominio, e c'è anche una questione sollevata dal sito Euromaps sullo strapotere di Google in fatto di mappe, servizi e gratuità degli stessi. Ma il grosso della questione è di natura editoriale: già nel 2007 Google ha perso una causa contro il Copiepresse group, l'associazione degli editori belgi. Allora Big G dovette rimuovere da Google News tutto il contenuto dei giornali rappresentati dall'associazione, che però non ha finora ottenuto il risarcimento milionario richiesto alla Corte.
Così, i gruppi editoriali, circa 150 aziende principalmente tedesche, insieme a Dow Jones, NewsCorp e altre, si sono riunite sotto quella che hanno chiamato "La dichiarazione di Amburgo sui diritti di proprietà intellettuale". Una lobby che preme sull'Unione Europea affinché vengano riconosciuti i loro diritti editoriali.
In Germania la questione è particolarmente sentita: per ultime due aziende editoriali - nello specifico BDZV e VDZ - hanno fatto causa a Mountain View sostenendo che l'azienda americana non corrisponde alle fonti originali delle notizie una "ragionevole quota" di quello che guadagna veicolando il loro prodotto. Nella crisi strutturale che l'editoria affronta in questo momento storico, la sponda offerta dal funzionamento di Google News potrebbe portare a ridefinire il modo in cui l'informazione viaggia sul web. E' vero infatti che Google offre una finestra in più alle pubblicazioni online di cui propone i contenuti, ma è anche vero che ricava denaro dalla pubblicità che chi cerca quei contenuti trova sulle pagine di Google, e solo dopo un secondo "clic" su quelle dei giornali.
Anche in Francia l'argomento è ancora caldo, dopo che Google ha iniziato a digitalizzare migliaia di libri in francese per la sua biblioteca di Alessandria sul web. E senza nessun permesso ufficiale.
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