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La polizia di confine israeliana giustizia un MacBook Pro
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La polizia di confine israeliana giustizia un MacBook Pro
Poliziotti del confine Israeliano hanno distrutto il MacBook Pro di Lilly Sussman, studentessa statunitense interrogata nel passaggio doganale tra Egitto e Israele. Le guardie hanno accuratamente perquisito Sussman, fatto domande su chi conosceva, dove si stava recando, la sua posizione politica in merito ai conflitti locali, hanno voluto sapere informazioni sulla sua famiglia e altro ancora.
A un certo punto, un annuncio dall'impianto audio presente alla frontiera ha allertato i visitatori di non mettersi in apprensione se avessero sentito il rumore di armi da fuoco poiché "la sicurezza israeliana ha bisogno di far saltare in aria alcuni bagagli sospetti".
Nonostante Sussman avesse fatto presente che avrebbe perso i documenti del proprio lavoro e altri dati personali, la sicurezza la ha accompagnata fuori e mostrato il Macbook Pro non fatto esplodere ma crivellato da tre proiettili. Da notare che nel corso dell'interrogatorio non era neppure stata richiesta la password per verificare il contenuto del computer.
Sembra che la studentessa abbia suscitato sospetti per il contenuto della macchina fotografica con immagini che raffiguravano i risultati di un attacco israeliano su Gaza accompagnate da una foto di una stella di David accompagnata da un insulto; altri oggetti come un dizionario arabo, uno schizzo che indicava la stazione dei bus di Gerusalemme e un vicino ostello e il passaporto con diversi visti di paesi arabi avrebbero innalzato il livello di attenzione e di allarme delle guardie di frontiera.
La polizia ha fatto sapere alla Sussman che sarà ricompensata per il MacBook Pro. Non è chiaro quanto e se sarà rimborsata la perdita del solo computer, poiché i fondi previsti saranno consegnati non prima di un mese. I proiettili, per fortuna della studentessa, non hanno colpito il disco rigido e dunque i dati sono probabilmente rimasti inalterati anche se questo aspetto rende ancora meno comprensibile la vicenda. Se l'intenzione era quella di rendere inutilizzabili eventuali dati contenuti nella macchina, i tre colpi di pistola sparati non sarebbero serviti a nulla.
Fonte: Macity
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