Sui circuiti BitTorrent, come è noto, si può trovare materiale di
ogni genere. Lo sanno bene le major discografiche e cinematografiche,
da tempo a caccia dei downloader incalliti che scaricano contenuti
digitali tutelati dal diritto d’autore.
In questi giorni, sui canali P2P basati sul protocollo BitTorrent, è
finito anche COFEE, acronimo di computer Online Forensic Evidence
Extractor, un tool di circa 15 MB che si avvia da chiavetta</a> USB</a> e consente l’analisi dettagliata di un sistema Windows senza che l’utente della macchina si accorga del passaggio del software.
COFEE, come riportato alcuni mesi fa, si dice sia stato sviluppato
da un ex funzionario di polizia di Hong Kong, tale Anthony Fung, in
seguito assunto proprio da Microsoft
come Senior Investigator presso l’Internet Safety Enforcemente Team di
Redmond. Si tratta di un tool, fornito da Microsoft gratuitamente alle
forze dell’ordine, che rende automatiche circa 150 istruzioni utili a
facilitare l’accesso ai dati riservati di un PC. Uno strumento
importante, per esempio, nelle indagini contro la pedopornografia in
Rete.
Quando si è iniziato a parlare del software, da più parti si sono
levate voci che evidenziavano i rischi connessi all’utilizzo di COFEE.
Ora che il tool è disponibile per il download nei circuiti P2P,
l’allarme potrebbe tornare attuale. Tuttavia, già lo scorso anno,
Microsoft aveva provveduto a spiegare le effettive potenzialità di
COFEE. A tal proposito, rimandiamo a un post
scritto da Feliciano Intini, che guida il Premier Center for Security
di BigM, dal titolo inequivocabile: smontiamo il caso di COFEE, il tool
forensic delle false meraviglie.