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Google è così potente che spaventa i governi di tutto il mondo. Esagerazioni?
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Google è così potente che spaventa i governi di tutto il mondo. Esagerazioni?
Da tempo Google è sotto i riflettori della stampa, dei governi,
delle associazioni che si battono per la tutela della privacy, degli
enti preposti al controllo del mercato. Non sono pochi coloro che
guardano con diffidenza l’azienda di Mountain View, preoccupati per la pervasività dei servizi di BiG e la sua capacità di setacciare e raccogliere informazioni a valanga.
Se il motto di Larry Page e Sergey Brin è «Don’t be evil», il New
York Times ha coniato l’acronimo FOG, Fear of Google, come scrive
Massimo Gaggi sul Corriere.it Google ha un motore di ricerca, il più
usato al mondo, un servizio di posta elettronica altrettanto diffuso
(Gmail), gli altri servizi web based, come Google Earth e Maps.
Mountain View ha partorito anche un browser Internet (Chrome), e
applicazioni come Google Voice e Google Wave. Senza dimenticare YouTube.
E poi c’è Android, il sistema operativo mobile per cellulari e
smartphone, ma pronto a sbarcare su altri dispositivi. E pochi giorni
fa è arrivato Social Search.
C’è preoccupazione anche per la volontà di Google di digitalizzare e
portare on line tutto il sapere, tramite accordi con biblioteche
pubbliche e universitarie e tramite Google Books, che sta creando non
poche frizioni con i gruppi editoriali, che vogliono vederci chiaro
anche in merito a Google News.
Non si può negare che Google sia in grado di seguirci ovunque,
grazie anche alla diffusione dell’Internet mobile, né che la privacy
delle persone sia a rischio. Ma non lo è stata, in fondo, sempre, anche
prima dell’avvento dei servizi di BigG? Google, poi, non fa mica tutto
da solo. Dove le mettiamo le piattaforme di social networking, per
esempio? Certo, più le tecnologie si fanno sofisticate e pervasive, più
la privacy degli individui è minacciata. Ma non spetta anche
(soprattutto?) a noi tutelarla e informarci in tal senso? Alla paura si
dovrebbe rispondere con la conoscenza degli strumenti a nostra
disposizione. Google non è né il bene né il male assoluto.
delle associazioni che si battono per la tutela della privacy, degli
enti preposti al controllo del mercato. Non sono pochi coloro che
guardano con diffidenza l’azienda di Mountain View, preoccupati per la pervasività dei servizi di BiG e la sua capacità di setacciare e raccogliere informazioni a valanga.
Se il motto di Larry Page e Sergey Brin è «Don’t be evil», il New
York Times ha coniato l’acronimo FOG, Fear of Google, come scrive
Massimo Gaggi sul Corriere.it Google ha un motore di ricerca, il più
usato al mondo, un servizio di posta elettronica altrettanto diffuso
(Gmail), gli altri servizi web based, come Google Earth e Maps.
Mountain View ha partorito anche un browser Internet (Chrome), e
applicazioni come Google Voice e Google Wave. Senza dimenticare YouTube.
E poi c’è Android, il sistema operativo mobile per cellulari e
smartphone, ma pronto a sbarcare su altri dispositivi. E pochi giorni
fa è arrivato Social Search.
C’è preoccupazione anche per la volontà di Google di digitalizzare e
portare on line tutto il sapere, tramite accordi con biblioteche
pubbliche e universitarie e tramite Google Books, che sta creando non
poche frizioni con i gruppi editoriali, che vogliono vederci chiaro
anche in merito a Google News.
Non si può negare che Google sia in grado di seguirci ovunque,
grazie anche alla diffusione dell’Internet mobile, né che la privacy
delle persone sia a rischio. Ma non lo è stata, in fondo, sempre, anche
prima dell’avvento dei servizi di BigG? Google, poi, non fa mica tutto
da solo. Dove le mettiamo le piattaforme di social networking, per
esempio? Certo, più le tecnologie si fanno sofisticate e pervasive, più
la privacy degli individui è minacciata. Ma non spetta anche
(soprattutto?) a noi tutelarla e informarci in tal senso? Alla paura si
dovrebbe rispondere con la conoscenza degli strumenti a nostra
disposizione. Google non è né il bene né il male assoluto.
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