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ADSL in Italia: mancano soldi per investimenti. Mentre in Europa le TV via cavo investono.
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ADSL in Italia: mancano soldi per investimenti. Mentre in Europa le TV via cavo investono.
Il senatore del PD Luigi Vimercati accusa il governo di aver bloccato i fondi per la banda larga. Intanto nel resto dell'Europa gli operatori delle TV via cavo stanno investendo.
Che fine ha fatto il rapporto redatto dal consulente del governo per le TCL Francesco Caio? Sta facendo un iter tecnico, è stata la risposta dello stesso Caio, intervistato da Il Sole 24 Ore. Il rapporto, in effetti, dopo essere stato esaminato da Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, è finito in mano al titolare del Ministero, Claudio Scajola, e al Presidente del Consiglio.
Le decisioni, ha sottolineato Caio, spettano ora al governo. Che, pare, si trovi di fronte a un percorso accidentato, anche per via dell’opposizione di Telecom Italia di procedere allo scorporo, necessario per la realizzazione di una Next Generation Network che voglia raggiungere il maggior numero possibile di famiglie italiane.
Il senatore del PD Luigi Vimercati accusa l’esecutivo di aver dirottato i fondi per la banda larga verso la ricostruzione in Abruzzo, anzi, che in realtà quei fondi erano già stati bloccati prima del sisma. Polemiche a parte, il ruolo dell’ex incumbent rimane uno dei nodi centrali da sciogliere, insieme a quello dei finanziamenti. Gli 800 milioni promessi dal governo non sono sufficienti: per realizzare una NGN servono tra i 10 e 15 miliardi di euro.
Mentre nel Bel Paese la fase di stallo impedisce a milioni di italiani di usufruire della banda larga, nel resto dell’Europa si stanno muovendo con decisione gli operatori delle TV via cavo, forti di uno standard, il DOCSIS (Data Over Cable Service Interface Specification), che supporta il protocollo IPv6 e velocità fino a 120/160 megabit/sec. A fronte di investimenti meno esosi rispetti a quelli necessari per le reti DSL.
Che fine ha fatto il rapporto redatto dal consulente del governo per le TCL Francesco Caio? Sta facendo un iter tecnico, è stata la risposta dello stesso Caio, intervistato da Il Sole 24 Ore. Il rapporto, in effetti, dopo essere stato esaminato da Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, è finito in mano al titolare del Ministero, Claudio Scajola, e al Presidente del Consiglio.
Le decisioni, ha sottolineato Caio, spettano ora al governo. Che, pare, si trovi di fronte a un percorso accidentato, anche per via dell’opposizione di Telecom Italia di procedere allo scorporo, necessario per la realizzazione di una Next Generation Network che voglia raggiungere il maggior numero possibile di famiglie italiane.
Il senatore del PD Luigi Vimercati accusa l’esecutivo di aver dirottato i fondi per la banda larga verso la ricostruzione in Abruzzo, anzi, che in realtà quei fondi erano già stati bloccati prima del sisma. Polemiche a parte, il ruolo dell’ex incumbent rimane uno dei nodi centrali da sciogliere, insieme a quello dei finanziamenti. Gli 800 milioni promessi dal governo non sono sufficienti: per realizzare una NGN servono tra i 10 e 15 miliardi di euro.
Mentre nel Bel Paese la fase di stallo impedisce a milioni di italiani di usufruire della banda larga, nel resto dell’Europa si stanno muovendo con decisione gli operatori delle TV via cavo, forti di uno standard, il DOCSIS (Data Over Cable Service Interface Specification), che supporta il protocollo IPv6 e velocità fino a 120/160 megabit/sec. A fronte di investimenti meno esosi rispetti a quelli necessari per le reti DSL.
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